La cannabis terapeutica è rimborsabile dal SSR per determinate patologie indicate nel DM 9 novembre 2015. Può essere prescritta anche a pagamento con modalità differenti. Vediamo entrambi i casi.

A Pagamento

Una possibilità è quella di fare ricorso alla legge 94/98 “Di Bella” per cui In singoli casi il medico può impiegare un medicinale, , qualora ritenga, in base a dati documentabili, che il paziente non possa essere utilmente trattato con altri medicinali, purché tale impiego sia noto e conforme a lavori apparsi su pubblicazioni scientifiche accreditate in campo internazionale. In questo caso il medico dovrà specificare nella ricetta le esigenze particolari che giustificano il ricorso alla prescrizione estemporanea. Dovrà trascrivere, senza riportare le generalità del paziente, un riferimento numerico o alfanumerico di collegamento a dati d'archivio in proprio possesso che consenta, in caso di richiesta da parte dell'autorità sanitaria, di risalire all'identità del paziente trattato. Sulla ricetta poi dovranno essere indicate la data (la ricetta è non ripetibile e ha scadenza 30 giorni), la titolazione della materia prima (es: cannabis flos 19% THC), il dosaggio (quante dosi da quanti mg; es: fai 30 cartine da 50mg) e la posologia. In questo caso l’acquisto del preparato sarà a carico del paziente.

Rimborsata SSR

Parlando invece di cannabis terapeutica a carico del sistema sanitario si deve fare riferimento al Decreto Ministeriale del 9 novembre 2015 e ai diversi regolamenti regionali che ne disciplinano l’applicazione sul territorio. Infatti ogni regione recepisce le indicazioni del DM a modo proprio, eventualmente selezionando solo alcune delle indicazioni terapeutiche riportate. In generale comunque le patologie per cui la cannabis viene rimborsata dal SSR sono:

  • Sclerosi Multipla: molte ricerche ed evidenze cliniche dimostrano che i fitocannabinoidi possono essere utilizzati per sostenere la gestione dei sintomi della sclerosi multipla. La cannabis terapeutica è particolarmente efficace su incontinenza della vescica, rigidità muscolare, spasticità, dolore cronico e neuropatico e qualità del sonno.
  • Dolore oncologico e cronico: il trattamento del dolore è uno degli usi più comuni e antichi della CM. Questi benefici sono stati osservati specialmente sul dolore neuropatico. Inoltre i pazienti hanno indicato una migliore tollerabilità rispetto a medicinali a base di oppioidi. Se il THC agisce (anche in combinazione con farmaci oppioidi) su modelli di dolore acuto e cronico, il CBD risulta più efficace sul dolore patologico grazie alle sue proprietà analgesiche.
  • Vomito e inappetenza da chemioterapici: la cannabis è molto efficace nel trattare nausea e vomito. Se il THC interferisce con questi stimoli nei pazienti in chemioterapia, il CBD (se isolato) può produrre effetti opposti quando assunto ad alte (nessun beneficio) o basse (sopprime il riflesso del vomito) concentrazioni. Combinatamente THC e CBD risultano ancora una volta efficaci su nausea e vomito.
  • Cachessia (in anoressia, HIV, chemioterapia): la stimolazione dell’appetito è forse l’effetto più conosciuto e documentato. THC e CBN agiscono sul recettore CB1 del sistema EC, che aumenta il piacere dato dal cibo per stimolare l’assimilazione calorica. Il risultato è una maggiore voglia di mangiare prima. L’azione opposta esercitata dal CBD rende consigliabile ricorrere a ratio THC:CBD maggiori di 1.
  • Glaucoma: i cannabinoidi hanno la capacità di ridurre la pressione intra-oculare e mostrano proprietà neuroprotettive sulla retina.
  • Sindrome di Tourette: è stato dimostrato e confermato che il THC sintetico assunto per via orale ha la capacità di ridurre la frequenza dei tic e dunque dei movimenti involontari.

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