Il morbo di Alzheimer è una malattia cronico-degenerativa che colpisce mente e cervello, ed è parzialmente caratterizzata da una perdita selettiva di neuroni e deficit cognitivo.

I ricercatori sono generalmente concordi nel credere che l’AD (Alzheimer Disease) nasca per via di cause genetiche, contestuali e legate allo stile di vita.

Fattori di rischio dimostrati sono la mancanza di esercizio, l’obesità, l’ipertensione, il diabete, la depressione, il fumo.

Più specificamente, alcune ipotesi propongono l’accumulo di beta-amiloide come fattore legato allo sviluppo dell’AD, per via delle alte concentrazioni osservate nelle cellule cerebrali dei pazienti.

Un’altra scoperta che concerne l’AD coinvolge una proteina chiamata tau, che normalmente stabilizza i microtubuli, ma se mutata (iperfosforilata) provoca gravi malattie neurodegenerative dette taupatie, come, appunto, la malattia di Alzheimer.

Torsioni e viluppi della tau sembrano ostacolare la consegna di nutrienti alle cellule cerebrali.

Sostanzialmente gli scienziati credono che le suddette placche e viluppi inducano mutamenti neuro-chimici e infiammatori responsabili dello sviluppo della patologia.

 

 

Ripercorriamo velocemente alcuni degli studi scientificamente più solidi e convincenti, dal punto di vista dei risultati, in merito a cannabis e AD, susseguitisi nel corso degli anni.

 

1997 - Volicer L et Al. - LINK

Effetti del dronabinol sull'anoressia e sui disturbi del comportamento nei pazienti con morbo di Alzheimer.

Conclusioni

“Questi risultati indicano che il dronabinol è un promettente nuovo agente terapeutico che può essere utile, non solo per il trattamento dell’anoressia, ma anche per migliorare i disturbi comportamentali nei pazienti con malattia di Alzheimer”.

 

2005 - Belén G. Ramìrez et Al. - LINK

Prevenzione della patologia della malattia di Alzheimer da parte dei cannabinoidi: neuroprotezione mediata dal blocco dell'attivazione microgliale

Conclusioni

"Neuroprotettivo in AD. La somministrazione intracerebroventricolare del cannabinoide sintetico WIN55,212-2 ai ratti ha impedito l'attivazione microgliale del peptide beta-amiloide, il deterioramento cognitivo e la perdita di marcatori neuronali".

 

2006 - Walther S et Al. - LINK

Delta-9-tetraidrocannabinolo per l'agitazione notturna in gravi casi di demenza

Un trial umano condotto su sei pazienti affetti da demenza (5 Alzheimer e 1 demenza vascolare)

Conclusioni

"Lo studio suggerisce che il dronabinol è stato in grado di ridurre l'attività motoria notturna e l'agitazione in pazienti gravemente dementi. Pertanto, sembra che il dronabinol possa essere una nuova opzione di trattamento sicura per i disturbi comportamentali e circadiani nella demenza".

 

2007 - Campbell, Gowran - LINK

Morbo di Alzheimer, allentare la tensione con i cannabinoidi?

Conclusioni

"I cannabinoidi offrono un approccio sfaccettato per il trattamento del morbo di Alzheimer, fornendo neuroprotezione e riducendo la neuroinfiammazione, mentre allo stesso tempo supportano i meccanismi di riparazione intrinseca del cervello aumentando l'espressione di neurotropina e migliorando la neurogenesi".

 

2008 - Bisogno, Di Marzo - LINK

Il ruolo del sistema endocannabinoide nel morbo di Alzheimer, fatti e ipotesi

Conclusioni

"I risultati suggeriscono un possibile nuovo approccio all'AD. (l'azione del sistema endocannabinoide) Potrebbe contrastare le conseguenze neurochimiche e infiammatorie dell'iperattività della proteina tau indotta da beta-amiloide".

 

2010 - Hayakawa, Mishima, Fujiwara - LINK

Potenziale terapeutico del cannabidiolo (CBD) non psicotropo nell'ictus ischemico

Conclusioni

"Il CBD è anti-infiammatorio, anti-ossidante e ha effetti neuro-protettivi. In particolare, il CBD esercita effetti farmacologici positivi nell'ictus ischemico e in altre malattie croniche, tra cui il morbo di Parkinson, il morbo di Alzheimer e l'artrite reumatoide".

 

2011 - Booz G. W - LINK

Cannabidiolo come strategia terapeutica emergente per ridurre l'impatto dell'infiammazione sullo stress ossidativo

Conclusioni

"Questa review discute studi recenti che suggeriscono che il cannabidiolo può essere utile nel trattamento di una serie di malattie e disturbi umani di cui ad oggi si sa che implicano l'attivazione del sistema immunitario e l'associato stress ossidativo, come un contributo alla loro eziologia e progressione".

 

2014 - Fagan, Campbell - LINK

L'influenza dei cannabinoidi sui tratti generici della neurodegenerazione

Conclusioni

"La modulazione del sistema cannabinoide endogeno sta emergendo come un'opzione potenzialmente valida nel trattamento della neurodegenerazione. I recettori CB1 e CB2 sono noti per essere coinvolti nella regolazione dell'omeostasi del Ca (2+), della funzione mitocondriale, del supporto trofico e dello stato infiammatorio, rispettivamente, mentre altri recettori come il PPARγ stanno guadagnando interesse per le loro proprietà anti-infiammatorie. Attraverso molteplici linee di evidenza, questo sistema di neurosegnazione ha mostrato capacità neuroprotettive ed è quindi un potenziale bersaglio per i disturbi neurodegenerativi"

 

2015 - Fernàndez-Ruiz et Al. - LINK

Cannabinoidi nei disturbi neurodegenerativi e ictus/trauma cerebrale: dai modelli preclinici alle applicazioni cliniche

Conclusioni

"In questa recensione, raccoglieremo tutte le prove sperimentali, principalmente ottenute a livello preclinico, sostenendo che diversi composti cannabinoidi possono essere neuroprotettivi nell'ischemia neonatale e negli adulti, nel trauma cerebrale, nel morbo di Alzheimer, nel morbo di Parkinson, nella còrea di Huntington e sclerosi laterale amiotrofica".

 

2016 - Ranieri et Al. - LINK

Il sistema endocannabinoide nei disturbi neurologici

Conclusioni

"Nonostante le diverse eziologie, i disturbi neurodegenerativi mostrano meccanismi simili come la neuroinfiammazione, l'eccitotossicità, la deregolazione della comunicazione intercellulare, la disfunzione mitocondriale e la distruzione dell'omeostasi del tessuto cerebrale. I trattamenti attuali migliorano i sintomi ma non sono curativi. Interferire con la segnalazione endocannabinoide potrebbe essere una valida opzione terapeutica nella neuro-degenerazione. La segnalazione dei recettori CB1 e CB2 contribuisce al controllo dell'omeostasi del Ca2+, del supporto trofico, dell'attività mitocondriale e delle condizioni infiammatorie".

 

2016 - Shelef et Al. - LINK

Sicurezza ed efficacia dell'olio di cannabis medicinale per i sintomi comportamentali e psicologici della demenza: studio pilota, open-label, add-on

Trial umano su 11 pazienti affetti da AD

Conclusioni

"Diminuzione significativa in: Deliri, agitazione/aggressività, irritabilità, apatia e sonno/disagio del caregiver. L'aggiunta di Medical Cannabis Oil (MCO) alla terapia farmacologica dei pazienti con AD è sicura ed è un'opzione di trattamento promettente".

 

2017 - Mannucci et Al. - LINK

Aspetti neurologici dell'uso terapeutico di Cannabidiolo (CBD)

Conclusioni

"Le evidenze pre-cliniche dimostrano in gran parte che il CBD può produrre effetti benefici nei pazienti con AD, PD (Parkinson's Disease) e SM (Multiple Sclerosis), ma il suo impiego per questi disturbi necessita di ulteriore conferma da studi clinici ben disegnati".

 

2017 - Cassano T et Al. - LINK

Segnalazione del recettore cannabinoide 2 nei disturbi neurodegenerativi: dalla patogenesi a un bersaglio terapeutico promettente

Conclusioni

"L'attivazione di CB2 può essere una valida e potenziale strategia di trattamento alternativo per rallentare la progressione e ridurre i sintomi del declino cognitivo nell'AD. I recettori CB2 svolgono un ruolo importante nella patofisiologia della PD e la loro attivazione con l'agonista selettivo può portare all'effetto neuroprotettivo nei processi neurodegenerativi del PD".