Quando si fa uso di cannabis è essenziale ricordare che lo stato psicologico è un elemento fondamentale per comprendere la reazione alla terapia. Tra tutti i cannabinoidi solamente il THC ha effetto psicotropo e dunque causa quella sensazione di “intontimento” che in certi casi potrebbe spaventare i neofiti della sostanza. L’approccio mentale all’assunzione stessa può variare (o almeno darne la sensazione) gli effetti della cannabis, dandone di nuovi e mai sperimentati perché non direttamente legati ai principi attivi della pianta, quanto piuttosto alle reazioni umane-umorali. La paura, ad esempio, dell’effetto psico-attivo può portare in casi di estrema suggestione a stati d’ansia o paranoia, ma piuttosto raramente.

Altri effetti molto comuni, invece, sono euforia, tachicardia (che diminuirà gradualmente, con lo svilupparsi di una certa tolleranza nel paziente), rossore degli occhi e riduzione della salivazione. Anche cefalea, debolezza muscolare e vertigini si presentano piuttosto comunemente poiché la cannabis è un vasodilatatore; basta ricordarsi, in questi casi, di bere acqua o latte, così da attutire o risolvere completamente il problema. Mantenersi idratati e integrare gli zuccheri sono due pratiche fondamentali per chi decida di far uso di cannabis.

Come per gli psicofarmaci, la regolamentazione circa uso di cannabis e guida sancisce una necessaria (anche se legata alla valutazione del medico) esenzione per almeno 24 ore dall’ultima assunzione; così anche per altri lavori che richiedano una certa allerta mentale e coordinazione fisica.

Infine alcuni studi hanno evidenziato un certo collegamento tra l’assunzione di cannabis e la diminuzione della fertilità maschile; un processo comunque reversibile con l’interruzione della terapia.

Talvolta l’uso di cannabis può portare sensazioni di forte malessere fisico e nervoso. Questa condizione, detta bad-trip, si sviluppa specialmente nei più inesperti o inclini agli stati d’ansia e rappresenta lo stato di overdose.

È molto importante non farsi condizionare da quest’informazione, infatti l’overdose da cannabis non causa danni. I recettori dei cannabinoidi non sono presenti nella porzione del midollo allungato preposta alle funzioni respiratorie e dunque non vi è alcun rischio di depressione, come succede invece per altre droghe. In effetti esiste una dose massima e teoricamente letale di cannabis, detta DL50, ma è così elevata da rendere impossibile un’assunzione tanto massiccia; per fare un esempio sarebbero necessarie 21 “sigarette” da un grammo di cannabis (15% THC) fumate contemporaneamente.

Nel caso, dunque, che ci si ritrovi in overdose basta ricordarsi di rimanere calmi, appagare le proprie voglie e appetiti frivoli (evitando alcolici, caffeina e teina), rimanere idratati e possibilmente in compagnia; un contatto umano positivo e familiare può già ristabilire la calma e riportare il paziente alla normalità. La doccia, ma non il bagno, ha un effetto corroborante e utile a placare i sensi e distogliere la mente dal bad trip, lo stesso si dica per musica e film gradevoli.

 

Infine è bene ricordare i casi in cui l’uso di cannabis, specialmente se ad alti tenori di THC, è controindicato o sconsigliabile:

  • pazienti in gravidanza, allattamento, con malattie psicotiche o bambini.
  • pazienti con insufficienza epatica, renale o affetti da epatite C, poiché potrebbero 
sviluppare steatosi epatica.
  • pazienti con uno storico di dipendenza da sostanze psicotrope o alcool. (che ha 
un’interazione particolarmente negativa con la cannabis, amplificandone gli effetti)
  • pazienti con problemi psichiatrici come la schizofrenia, per il rischio che la cannabis provochi in loro (già predisposti) delle crisi psicotiche. In tal senso è utile ricordare 
che esistono in commercio varietà di cannabis prive di THC (ex. Bedrolite).