Poco più di un mese per accumulare tanto materiale da non capirci più nulla. La cannabis non è solo, ad oggi, uno dei target principali di mercato e investitori, ma anche della sfera politica. Pochi argomenti sanno risvegliare un fermento così sincero e immediato nell’elettorato, dividendo le fila della società civile in maniera tanto netta. Ma non esistono solo proibizionisti e anti-proibizionisti; in verità desideri nascosti e interessi economici tirano in direzioni diverse e talvolta schizofreniche. Per fare un esempio, se prima della comparsa del Bedrocan lo stesso Ministero della Sanità olandese aveva riconosciuto implicitamente adeguati standard qualitativi ai prodotti da coffe shop, invitando i pazienti a servirsi di questo canale di distribuzione per le loro esigenze terapeutiche, in un secondo momento questi stessi standard furono messi in discussione per la marijuana venduta al di fuori del circuito delle farmacie.

Torniamo in Italia per fare chiarezza sulla pila di proposte parlamentari e disegni di legge accumulatesi ultimamente.

 

Cannabis a uso terapeutico o ricreativo (alti tenori di THC)

Abbiamo due disegni di legge presentati dal senatore M5S Lello Ciampolillo (membro della III commissione permanente per gli affari esteri e l’immigrazione e della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza) e un DDL presentato dal senatore M5S Matteo Mantero (membro della 13ª Commissione permanente territorio, ambiente, beni ambientali).

 

Ciampolillo L.

S. 511

Modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di coltivazione e consumo della cannabis e dei suoi derivati per uso terapeutico.

“riguarda i pazienti e quindi la coltivazione di 4 piante per chi utilizza la cannabis per trattare le proprie patologie”, spiega il senatore a dolcevitaonline.it sottolineando che: “Coloro che hanno già la prescrizione medica o il piano terapeutico che dà l’accesso alla dispensazione di cannabis nelle farmacie, con questo disegno di legge potrebbero coltivare fino a 4 piante nelle proprie case”

S. 512

Modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di coltivazione e consumo della cannabis e dei suoi derivati.

“prevede la coltivazione domestica di 4 piante di cannabis per tutti i maggiorenni”. Spiega Ciamporillo, sempre a dolcevitaonline.it “Da un lato per evitare che le persone, compresi i pazienti nei momenti in cui la cannabis nelle farmacie scarseggia, si debbano rifornire presso il mercato nero, dall’altro lato si vuole sancire un diritto alla coltivazione perché a mio avviso è impossibile vietare la natura e quindi una pianta. Nel caso di specie parliamo di una pianta che in quanto droga leggera non ha mai fatto male a nessuno e quindi in uno stato come l’Italia dove sono legali droghe pesanti come il tabacco, venduto con la scritta ‘uccide’, come è possibile pensare di vietare una droga leggere come la cannabis”.

 

Mantero M.

S. 998

Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati.

Mantero ha dato voce alla sua proposta la mattina del 9 gennaio su facebook: libera cannabis in libero stato. La proposta ricalca in buona parte, ma non del tutto, quella presentata dall’intergruppo per la legalizzazione nella passata legislatura, prevedendo: diritto all’autoproduzione di massimo tre piante, diritto alla produzione associata tra massimo 30 persone (ovvero i Cannabis social club), depenalizzazione della cessione gratuita di modiche quantità.

Nella sua proposta affronta anche il tema della cannabis light, modificando la 242 del 2016 e consentendo la vendita di infiorescenze per uso alimentare o erboristico e per un livello di THC inferiore all’1%.

“la marijuana non fa male come invece l’alcool e il tabacco. – commenta su facebook il senatore – Storicamente non è mai stata registrata alcuna morte dovuta all’uso di derivati della canapa. Oltre il 70% degli italiani sarebbe concorde a legalizzare l’utilizzo di questa sostanza, come storicamente hanno fatto o stanno facendo molti stati come l’Olanda, la Spagna, il Canada e diversi membri degli Stati Uniti d’America, a cui si è aggiunta, dal 1° gennaio 2019, anche la California. La loro esperienza per altro dimostra che il numero di utilizzatori non cresce dopo la legalizzazione ma porta anzi a un lieve calo”.

 

La risposta di Lorenzo Fontana

 

Intanto Lorenzo Fontana, ministro per la Famiglia e le Disabilità, taglia corto: “Le proposte sulla legalizzazione dell’uso della cannabis non sono concordate”. Semplicemente, secondo Fontana, questa legge non passerà in Parlamento perché si tratta di un tema “che non è nel contratto di governo e non è nell’agenda della Lega”. Secondo il ministro, quindi, questo disegno di legge è soprattutto una provocazione: “Ci sorprende che vengano presentati disegni di legge che sembrano più provocazioni che altro”. 

 

La risposta di Matteo Salvini

 

A margine dell'inaugurazione della sede dell'Ugl a Milano il vicepremier è lapidario: "La proposta M5S sulla cannabis non passerà mai e non è nel Contratto di governo".

Eppure Salvini non l'ha sempre pensata così, né politicamente, né in merito alla cannabis, che è quel che ci interessa di più. Dal 1998 al 2014, prima avrebbe cambiato tutto rapportandosi "alle tematiche classiche della sinistra, dalla forte presenza statale alla liberalizzazione delle droghe leggere", poi comunque non si sarebbe sottratto a un dialogo aperto in merito. Ne ha parlato Dolcevitaonline.it in questo articolo davvero interessante.

 

Cannabis light

Sono quattro le risoluzioni parlamentari presentate nei giorni scorsi da altrettanti gruppi in commissione affari sociali alla camera, tutte per intervenire sul fenomeno cannabis light e riportare ordine nel caos generatosi negli ultimi mesi. Sotto inchiesta è la legge 242/2016 contenente disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa. Questa legge promuove la filiera agroindustriale della cannabis, ma relegandone alcuni prodotti in una condizione di grigiume normativo. È il caso delle infiorescenze di cannabis light vendute fino a oggi come materiale da collezione o per uso tecnico, non essendo materiale edibile né da fumo.

 

PD

Nella proposta del partito democratico, con prima firmataria Susanna Cenni, “si richiede di individuare i livelli massimi di residui di THC ammessi negli alimenti e di adottare una iniziativa normativa per la modifica della legge n. 242 del 2016 che introduca elementi di chiarezza circa le modalità di coltivazione e di riproduzione della canapa. Si impegna inoltre il Governo a convocare un tavolo istituzionale con le associazioni di categoria, imprenditoriali e commerciali, per regolamentare e definire la commercializzazione delle inflorescenze di cannabis sativa”.

Liberi e Uguali

La proposta di Leu, con prima firmataria Michela Rostan, richiede sostanzialmente le medesime cose di quella del PD, aggiungendo la possibilità di “adottare iniziative per accertare, stante il parere del Consiglio superiore di sanità, in maniera chiara e scientifica l’eventuale pericolosità per la salute umana derivante dalla vendita di prodotti contenenti infiorescenze di canapa a basso contenuto di THC”.

MISTO – MAIE – movimento associativo italiani all'estero

La proposta di questo gruppo misto, con prima firmataria Silvia Benedetti, richiede “una chiara e precisa iniziativa normativa, che riconosca che tutti i prodotti derivati dalla canapa industriale, senza distinzione tra prodotti a base di semi o a base di infiorescenze, non sono da considerarsi stupefacenti“, proponendo anzi di “inserire la cannabis sativa nell’elenco delle piante officinali”.

Fratelli d’Italia

La proposta di Fratelli d’Italia, con prima firmataria Maria Teresa Bellucci, fa da contraltare a quanto letto finora, infatti “chiede di adottare una normativa affinché i prodotti derivati dalla canapa industriale, a base di infiorescenze, siano da considerarsi stupefacenti. Si propone il divieto di importazione e commercializzazione della canapa a basso contenuto di THC a fini ricreativi, nonché di sanzionare penalmente l’istigazione all’uso di droghe e bloccare la vendita dei prodotti a base di basso contenuto di THC”.