Secondo l'enciclopedia Treccani, Droga, che probabilmente deriva il suo nome dall'olandese droog, che sta per “secco, cosa secca”, è un lemma suscettibile di varie interpretazioni. Può indicare varie sostanze vegetali essiccate (comunemente dette spezie), usate per insaporire i cibi; oppure, “In farmacologia, ogni prodotto naturale, vegetale o animale, contenente uno o più principi attivi (alcaloidi, glicosidi, oli essenziali, sostanze amare, purgative, aromatiche, ecc.), e che, opportunamente preparato e conservato, trova indicazioni terapeutiche o sperimentali che sono oggetto di studio della farmacognosia.”. Infine vi è la definizione che di qui a poco, nella cronologia della nostra narrazione, diverrà la più (tristemente) celebre, ossia che la droga è una qualsiasi sostanza in grado di modificare temporaneamente lo stato di coscienza o psichico dell'individuo. Di qui tutti i lemmi e concetti che nell'uso moderno si trovano legati a quello di droga, cioè spaccio, abuso, traffico illecito, detenzione e dipendenza.

È interessante notare come in ultima istanza l'enciclopedia riporti la definizione di droga in senso figurato, ossia come qualcosa in grado di generare acquiescenza o in ogni caso sudditanza psicologica nei fruitori “che stordisca e faccia dimenticare la realtà”, come, per fare un esempio, quando Marx chiamò la religione “l'oppio dei popoli”. Interessante poiché il fervore mediatico che accompagnerà la campagna proibizionista, specialmente americana, da prima del '37 in poi, sarà caratterizzato proprio da queste dinamiche endemiche e tese a instillare la paura e tramite essa riscrivere la realtà nella coscienza delle persone.

Quindi la parola “droga”, come sostiene Vincenzo Ruggero, è una sorta di password: un passpartout concettuale che può riempirsi (essere riempito) di differenti valenze semantiche a seconda dei momenti storici, delle collocazioni geografiche, degli orientamenti politici. È un lemma che “allude a qualcosa da cui noi vorremmo distanziare noi stessi: indica una separazione sociale. […] Per questa ragione droga non è un concetto descrittivo, bensì valutativo : è una parola d'ordine che automaticamente implica una proibizione” (Ruggero; in Verdolini 2008, pp.296-7).

Non potendo il concetto aspirare ad uno statuto scientifico, nonostante gli innumerevoli e ripetuti tentativi di dare una valenza erga omnes alla definizione, questo trova, di conseguenza, il suo fondamento di “verità” nella morale e nella politica (ibidem).