Poche settimane fa il ministero della salute e quello dello sviluppo economico hanno presentato una bozza di "Regolamento recante limiti di tetraidrocannabinolo (THC) negli alimenti".
A quasi un anno dalla precedente bozza, di fine 2017 (già di per sé piuttosto tardiva), arriva una proposta in verità davvero simile alla precedente, che a suo tempo già fece molto discutere per via dei severi e restrittivi limiti posti su frazioni strategiche del mercato della cannabis, come i derivati edibili del seme.
Si ritrovano infatti, all'allegato II del regolamento, limiti simili a quelli adottati in Germania, considerati tra i più rigidi e che oltretutto pongono anche notevoli difficoltà di rilevazione. L'olio di semi di canapa ad esempio dovrebbe contenere al massimo 5 mg per kg di sostanza. Con un limite del genere sforare diviene estremamente facile, specie per colture sottoposte a un clima e delle condizioni come quelle italiane.
Se leggiamo un interessante documento della European Industrial Hemp Association, vediamo intanto propugnate linee guida meno limitanti, con una proposta doppia per quel che riguarda gli oli edibili ottenuti dal seme, ossia 10 mg/Kg. Questo per una serie di motivi davvero convincenti, tra i quali la netta distinzione tra proprietà farmacologiche del THC attivo e decarbossilato rispetto alla sua variante acida THCA, così come presente sulla pianta "cruda". Il THC acido non possiede proprietà psicotrope e agisce in maniera radicalmente diversa rispetto al THC. Non si può prescindere da questo elemento in una simile valutazione, sommando semplicemente i valori da trattare allo stesso modo.
Ugualmente la EIHA sottolinea come i limiti posti in Germania siano sostanzialmente legati ai prodotti pronti da mangiare e non alle materie prime, che ovviamente vengono utilizzate in parti durante la preparazione di edibili, come avviene per l'olio ma anche per la farina, etc.
Come SICaM abbiamo lungamente trattato questi argomenti all'interno del Dossier sul valore della canapa e della sua filiera legata soprattutto al mondo degli edibili, che trovate nella sezione "materiali".
Un altro grosso problema rimane quello legato alle infiorescenze di cannabis, ai loro derivati (insaporitori, etc) e alla loro inesistenza formale agli occhi dei ministeri. Ognuna delle leggi, che continuano ad avvicendarsi nel bel paese, è sistematicamente dimentica di questa parte della pianta, che rimane priva di una norma che ne regoli il mercato e la lavorazione. Tisane, oli, bevande, ottenute dalle infiorescenze di canapa non vengono citate ancora una volta rimanendo nel ben noto limbo che sappiamo.