A proposito del contesto sociale e culturale nel quale avviene l'assunzione di cannabis, sembra imporsi una digressione circa la pluri-citata gateway theory, o teoria del passaggio. Interpretata e strumentalizzata in diversi modi dalla propaganda proibizionista, ha sostenuto per lungo tempo l'idea della cannabis come sostanza “trampolino”, tramite la quale si sarebbe arrivati a consumare le droghe pesanti più in voga nei vari decenni.

Con il tempo questa teoria è stata smentita e riscritta diverse volte, a riprova del suo potenziale euristico. A essa è strettamente legato, per ovvi motivi, il fenomeno del policonsumo, ossia l'abitudine di consumare contemporaneamente diverse sostanze stupefacenti (alcool, tabacco, cannabis, cocaina, etc.) facendo riferimento al mercato illegale.

Oggi si tende a ipotizzare che la marijuana si componga con le altre opzioni di consumo specialmente in base al contesto socio-culturale in cui avviene l'assunzione stessa. Sarebbe a dire che situazioni normalizzate tenderebbero a favorire un policonsumo “soft”, delineato principalmente dall'accostamento di alcool e tabacco a quello di cannabis, mentre il policonsumo che avviene nelle subculture indirizzerebbe verso scelte più “hard” (Bertolazzi 2008 b; Cipolla 2008). Per fare un esempio semplice e fin troppo riduttivo, in sostanza, sembrerebbe più semplice incappare in un poli-consumatore abituale di cannabis e crack durante un rave-party illegale, che di fronte al cinema, dove più probabilmente, alla cannabis sarà associato il fumo del tabacco.

Aiutiamoci utilizzando un lavoro del 2004 di Cohen in collaborazione con il sociologo californiano Craig Reinarmann dal titolo The limited relevance of drug policy: Cannabis in Amsterdam and in San Francisco. Il titolo stesso la dice lunga sul tema dell'articolo. Sostanzialmente gli scienziati si interrogano sulla capacità delle politiche più o meno restrittive/permissive dei due paesi di orientare verso l'aumento o la diminuzione del consumo di sostanze stupefacenti. Questi due stati, che sembrano mantenere regimi in merito a cannabis piuttosto diversi, hanno dato origine, secondo le osservazioni, a stili di consumo molto simili.

Occorre ricordare che uno dei temi di quest'indagine è proprio la teoria del passaggio; su questo aspetto non è più così irrilevante la politica adottata dai diversi paesi. I consumatori californiani, ad esempio, non soltanto mostrano valori decisamente più alti in termini di prevalenza al consumo di altre droghe, ma mostrano anche una evidente prevalenza nel consumo “negli ultimi tre mesi”, una delle variabili utilizzate per cercare di distinguere i consumatori occasionali da quelli più “navigati”. In altri termini, quando l'attenzione si sposta alle forme di policonsumo, la variabile giuridica assume un'importanza tutt'altro che trascurabile, se non altro perché la cosiddetta sovrapposizione dei mercati, ovvero la probabilità che il consumatore di cannabis entri in contatto con le altre sostanze inserite nel medesimo circuito criminale, è un dato che caratterizza principalmente i contesti repressivi (Verga 2007). L'atteggiamento accomodating e meno repressivo olandese, assieme alla contestuale disponibilità di cannabis sul mercato avrebbe frenato, in una condizione che potremmo definire “normalizzata”, la dinamica del policonsumo.

Se molte teorie legate ai problemi del consumo di sostanze stupefacenti sono sorte con lo scopo politico-mediatico di creare nuovi mostri per il grande pubblico, alcune di esse ci aiutano a comprendere l'importanza di un rapporto maturo e consapevole quando si voglia intraprendere una terapia a base di cannabinoidi, e allo stesso tempo forniscono nuovi spunti per comprendere gli stili di consumo nell'uso ricreativo della cannabis.